Autolesionismo: significato, segni e come uscirne

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

L’autolesionismo si può descrivere come un danno deliberatamente autoinflitto al proprio corpo senza essere obbligatoriamente accompagnato da intento suicidario.

Tra i comportamenti autolesivi troviamo: tagliarsi, bruciarsi, graffiarsi, mordersi, ingerire oggetti o sostanze dannose, colpirsi, strapparsi peli o capelli, etc.

Queste condotte hanno in comune l’elemento di provocarsi dolore.

Prima di provare a capire le cause che spingono questi comportamenti, è necessario approfondirne il significato e le manifestazioni.

Segni fisici ed emotivi

Nell’autolesionismo si distinguono segni fisici e segni emotivi, i quali molto spesso si presentano simultaneamente.

Tra i segni fisici troviamo:

  • Tagli

  • Graffi

  • Contusioni

  • Morsi

  • Bruciature

  • Lividi

  • Strappi

Tra i segni emotivi possono presentarsi:

Le condotte autolesive hanno caratteristiche e significati diversi a seconda del soggetto che le mette in atto.

L’unicità del soggetto rende unico anche il suo problema, pertanto questa non si presenta come una lista esaustiva dei segni dell’autolesionismo, bensì come un esempio di quello che ci si può aspettare da questa condotta.

Autolesionismo emotivo

Foto di Anete Lusina da Pexels

Spesso sentiamo dire “le parole fanno più male degli schiaffi” ed è assolutamente vero.

L’autolesionismo emotivo non si manifesta con segni fisici ma piuttosto con lesioni emotive ed interne, causate da pensieri negativi e giudicanti verso sé stessi.

“Non sei abbastanza”

“Non sei all’altezza”

“Non te lo meriti”

“Potevi fare di più”

“Non vali niente”

“Fai schifo”

“Non ti ama nessuno”

“Gli altri sono meglio di te”

“Sei sbagliato/a”

Questi sono solo alcuni esempi di frasi che possono apparire nella mente e possono lasciare segni indelebili, anche se non visibili.

Se pensiamo di parlare in quel modo a una persona che amiamo, ci sembrerà assurdo, ma a volte è proprio il modo in cui parliamo a noi stessi.

Chiaramente queste frasi non passano inosservate al nostro cervello, che soffrendone, reagisce con un dolore emotivo che per certi aspetti assomiglia molto a quello fisico.

Come mai si fa autolesionismo

Non esiste una risposta unica ed universale, pertanto cominceremo dal dire che esiste un perché all’autolesionismo.

In alcuni casi l’autolesionismo è una conseguenza comportamentale di un malfunzionamento cognitivo che può essere dovuto, per esempio, a danno cerebrale, malattia neurologica, ritardo mentale, disordine del neurosviluppo, disturbo dello spettro autistico, psicosi, ed altro.

Quando nessuno di questi quadri è presente, l’autolesionismo diventa una risposta a un dolore interno: procurarsi dolore fisico permette di allievare la percezione del dolore emotivo, trasformando il comportamento autolesivo in un potente antidolorifico.

Auto-danneggiarsi diventa un modo per ottenere sollievo da sensazioni e pensieri negativi, da ricordi traumatici o dolorosi, o ancora un modo per risolvere (temporaneamente) una difficoltà di qualsiasi tipo.

Come ogni antidolorifico anche l’autolesionismo funziona ad un certo livello, tuttavia, porta con sé evidenti effetti collaterali.

La prima cosa da poter fare è capire il perché si mettono in atto questi comportamenti, dunque quali sofferenze ci sono a livello emotivo/interno.

Per questo la psicoterapia diventa uno strumento importante per poterne uscire.

Come smettere di farsi del male

Chi mette in atto comportamenti autolesivi lo fa perché a suo tempo ha trovato un modo per sopprimere un dolore più grande.

Questo è un esempio di comportamento disfunzionale, che porta in sé problema e soluzione.

Per smettere di farsi male è necessario trovare modalità funzionali per esprimere e lasciare andare quella sofferenza.

Il primo passo è prendere consapevolezza, pertanto la terapia diventa lo strumento principale per uscire dal circolo vizioso dell’autolesionismo.

Autolesionismo e terapia

Il terapeuta principalmente ha lo scopo di prevenire l’escalation della situazione, ovvero la comparsa dell’intento suicidario.

Il lavoro terapeutico si incentra sul conoscere e comprendere le cause e l’origine del comportamento autolesivo, con l’obiettivo finale di ridurre/eliminare le condotte dannose.

Se soffri di questo malessere, o hai brutti pensieri dolorosi, puoi metterti in contatto con il nostro team. Uno dei nostri professionisti si metterà subito in contatto con te!

Inoltre, essendo l’autolesionismo una risposta a un dolore interno, la terapia si pone l’obiettivo di indagare anche i fattori scatenanti, per poter trovare una soluzione alla radice del problema.

La soggettività dell’atto autolesivo rispecchia quella del soggetto, pertanto la terapia dovrà adattarsi alle caratteristiche uniche di questo, cercando non solo di ridurre i rischi ma anche di migliorare il funzionamento generale della persona.

Dott.ssa Jessica Ricci

Sono la dottoressa Jessica Ricci, sono una psicologa clinica abilitata e iscritta all’albo degli psicologi della Toscana.

https://www.psicodigitale.it/psicologi/jessica-ricci
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