Inconscio: cos’è e cosa ci dice di noi

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Il significato della parola ‘inconscio’ deriva dal latino inconscius ossia ‘’ciò che è al di fuori della coscienza, ciò che è inconsapevole’’.

Prima ancora di Freud, il padre della psicoanalisi che ha fatto dell’inconscio il perno attorno cui far gravitare tutto il suo pensiero, gli antichi greci già avevano ipotizzato l’esistenza di qualcosa, all’interno della psiche umana, che sfuggisse alla comprensione logica del soggetto stesso.

Platone tenta di figurare questo inconscio nell’allegoria del mito della caverna.

In questa rappresentazione, gli uomini prigionieri nella caverna, sono condannati a vedere solo le ombre di ciò che di vero c’è al di fuori di essa.

Possiamo immaginare l’inconscio proprio come la zona oscura della nostra psiche dove la verità viene proiettata, a nostra insaputa, nella nostra vita di tutti i giorni.

Ecco che ognuno di noi diventa prigioniero nella propria caverna, ‘’condannato’’ a vedere solo le ombre.

Anche Freud era arrivato a questa conclusione quando affermò che l’Io non è padrone in casa propria in quanto in un certo modo succube delle dinamiche inconsce che rimangono inaccessibili nella misura in cui rimangono giacenti nell’oscurità.

Differenza tra inconscio e subconscio

Nonostante il materiale inconscio, per definizione, risulti essere inaccessibile alla coscienza, ciò non implica che non ci siano altre vie attraverso le quali tale materiale possa emergere.

A questo proposito è bene differenziare la struttura della psiche secondo il modello di Freud: la proposta del fondatore della psicoanalisi, secondo i suoi studi, prevede una stratificazione psichica dove alla base troviamo l’inconscio mentre ad un livello immediatamente successivo il subconscio (o preconscio). In cima a questa piramide ovviamente abbiamo la coscienza.

Possiamo pensare il subconscio come quella zona di confine tra ciò che è percepibile dalla coscienza e ciò che invece rimane nell’inconscio.

Quest’area viene inoltre attraversata da tutto quel materiale psichico inconscio che si fa largo ad esempio durante i sogni notturni, e prova a raggiungere il livello della coscienza scontrandosi con le numerose resistenze che proprio in questo livello si ergono a protezione di pensieri inaccettabili.

Inconscio in psicoterapia

Foto di Alex Green da Pexels

In psicoterapia, soprattutto quella di orientamento psicoanalitico, l’inconscio è l’oggetto prediletto della terapia stessa.

Questo non vuol dire che non emerga anche in altri contesti terapeutici o al di fuori di essi, ma che la psicoanalisi presta estrema attenzione alle sue manifestazioni proprio in virtù del fatto che reputa l’inconscio come la sede della verità soggettiva, il luogo da esplorare e su cui intervenire per permettere al paziente di guarire.

Perché c’è bisogno di uno psicoterapeuta per osservare l’inconscio?

Semplicemente perché essendo invisibile al soggetto, occorre che un occhio esterno punti il dito nel momento preciso della sua comparsa.

Forse ti starai chiedendo a questo punto: ma come si manifesta l’inconscio? Presto detto! Le forme in cui l’inconscio può manifestarsi sono molteplici ma ne elenchiamo qualcuno:

  • Sogni (per Freud il sogno è la via regia dell’inconscio)

  • Lapsus (errori linguistici come la produzione di neologismi o fondere due parole insieme per dare un nuovo significato alla parola originale)

  • Atti mancati (sbadataggini come dimenticarsi dove aver lasciato le chiavi della macchina proprio il giorno in cui serviva per andare ad una riunione di lavoro a cui magari non si aveva voglia di partecipare)

  • Motti di spirito (Scherzando si può dire tutto, soprattutto la verità diceva Freud)

Prendiamo una giovane paziente che sta per sposarsi e in seduta dice che per l’occasione si ‘’sarebbe fatta morta’’ anziché dire ‘’fatta mora’’.

Questo è un chiaro esempio di lapsus.

Attraverso questo lapsus la paziente inizia il suo lavoro che la porta a comprendere quanto questo matrimonio sarebbe stato infelice per lei, quanto l’uomo che avrebbe dovuto sposare era l’uomo che più si confaceva alle aspettative genitoriali che alle proprie.

Se pensi che possa essere utile per te dare uno sguardo al tuo materiale inconscio, premi il bottone qui sotto e mettiti in contatto con gli psicologi di Psicodigitale!

Inconscio e consapevolezza

L’inconscio e la consapevolezza sono due termini antitetici, opposti, ma allo stesso tempo si tengono sottobraccio in quanto il primo punta a raggiungere la coscienza mentre la seconda tenta in tutti modi di mantenere un equilibrio che non turbi il ‘’quieto vivere’’.

In questo conflitto tra le due parti nascono i sintomi (ansia, attacchi di panico, depressione e via dicendo) che in qualche modo si fanno portatori di una verità inconscia, diventano una via di mezzo tra la meta dell’inconscio e quella della coscienza.

Non tutto ciò che è inconscio può essere reso consapevole ma una buona parte è possibile portarlo alla luce, amalgamandolo alla coscienza per creare quindi un nuovo modo di essere al mondo, un modo più vero, autentico, libero.

Dott. Andres Rivera Garcia

Sono il dottor Andres Rivera Garcia, psicologo e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Iscritto all’Albo degli psicologi delle Marche, specializzato in psicoterapia psicoanalitica presso la scuola I.R.P.A. di Ancona sotto la direzione scientifica di Massimo Recalcati.

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Sogni: significato, a cosa servono, sogni in psicoterapia