Relazioni tossiche: sintomi, manipolazioni emotive. Confronto con relazioni positive

Foto di Vera Arsic da Pexels

In questo articolo cerchiamo di comprendere il concetto di relazione tossica, cosa comporta, e da quali aspetti è possibile accorgersi se una relazione è costruttiva o distruttiva.

Per prima cosa è necessario chiarire brevemente il significato dei due termini.

Con “relazione” si vogliono intendere tutti quei rapporti che si instaurano con una o più persone. L’aggettivo “tossico”, in questo ambito, diventa sinonimo di rischioso, pericoloso, e nocivo.

Quando una relazione è tossica: sintomi

Non esistono sintomi specifici o universali della relazione tossica, tuttavia si può dire che, in generale, la relazione tossica porta a un malessere psicofisico di uno o entrambi i soggetti coinvolti nella relazione.

Alcune manifestazioni di questo malessere possono essere:

  • Preponderanza di emozioni negative tra cui rabbia, tristezza, disagio, sconforto, paura, e ansia.

  • Intensa o estrema paura dell’abbandono

  • Desiderio o convinzione di cambiare l’altro/a

  • Presenza di pensieri ossessivi, rimuginii, paranoie legate alla relazione

  • Forte bisogno di controllo sull’altra persona

  • Violenza verbale e/o fisica

  • Sensazione di umiliazione, di vergogna e/o di colpa

  • Sentirsi inadeguati/e o incompleti/e

  • Gelosia estrema

  • Manipolazione

  • Bugie ripetute

Questa non vuol essere una lista definitiva o universale, bensì una raccolta di punti in comune tra studi su relazioni disfunzionali.

Se pensi di essere in una relazione tossica che sta causando sofferenza a te o al tuo partner, o a entrambi, contatta Psicodigitale per iniziare un percorso psicologico individuale o di coppia!

Le manipolazioni nelle relazioni

La manipolazione nella relazione, conosciuta anche come manipolazione affettiva, è un tipo di manipolazione che va a sfruttare il sentimento che lega la persona al partner.

Può capitare che siano entrambi i partner o solo uno dei due, ma in entrambi i casi l’obiettivo è il medesimo: usare l’altro per raggiungere uno scopo, un obiettivo, un interesse.

Attenzione a non confondere la manipolazione vera e propria, da una più ingenua e assolutamente non pericolosa.

Anche un cucciolo può manipolare una persona per farsi dare del cibo, ma questo non produce né dolore, né sofferenza.

Il manipolatore presenta una forte mania di controllo sul partner e sulla sua vita, pertanto il soggetto che subisce la manipolazione è generalmente caratterizzato da insicurezza e bassa autostima.

Il narcisismo nella relazione

Il narcisista viene spesso definito come il manipolatore per eccellenza.

Il perché sta nella modalità con cui esegue il processo manipolativo: in modo naturale e celato.

Il manipolatore narcisista usa il linguaggio, i piccoli gesti quotidiani, per manipolare il proprio partner, arrivando a modellarlo a seconda di ciò che desidera o necessita.

Spesso infatti la persona presenta delle fragilità sopracitate: paura dell’abbandono, bassa autostima e insicurezza.

Le strategie manipolative del narcisista hanno come obiettivo quello di creare una dipendenza nel proprio partner, isolandolo e svalutandolo, così da assicurarsi che faccia tutto quello che vuole lui/lei.

Relazioni positive

Come si definisce allora una relazione positiva?

Anche qui, bisogna specificare che non esiste un elenco di caratteristiche appartenenti alla relazione positiva ideale.

Ogni rapporto che si crea tra due o più persone è unico di per sé, e come tale deve essere considerato anche quando lo si analizza da un punto di vista psicologico.

Generalmente però, si può affermare che la relazione positiva genera benessere psicofisico di entrambe le parti, che assieme funzionano in modo costruttivo e non distruttivo.

Inoltre, come per quelle disfunzionali, anche le relazioni sane hanno degli elementi in comune:

 Questi sono solo alcuni elementi che testimoniano un rapporto sano e funzionale, tuttavia non sono da considerarsi caratteristiche necessarie per una relazione positiva.

Ognuno di noi ha i cosiddetti “punti deboli”, meglio chiamate fragilità.

Queste fragilità possono rimanere silenti e attivarsi quando si instaurano relazioni importanti e viene investito un sentimento.

Spesso ci si chiede dunque se il problema è nostro oppure del partner.

Riconoscere le proprie fragilità, aumentando la consapevolezza che si ha di sé stessi, può aiutare a gestire meglio le emozioni all’interno di una relazione e a capire i confini con l’altro.

Una relazione sana va costruita: richiede impegno, attenzione e cura.
Dott.ssa Jessica Ricci

Sono la dottoressa Jessica Ricci, sono una psicologa clinica abilitata e iscritta all’albo degli psicologi della Toscana.

https://www.psicodigitale.it/psicologi/jessica-ricci
Indietro
Indietro

Declino cognitivo: cosa significa, quando inizia, come comportarsi

Avanti
Avanti

Inconscio: cos’è e cosa ci dice di noi