Meccanismi di difesa: cosa sono?

Immagine generata da DALL·E di OpenAI

Il nostro sistema psichico è dotato di numerosi meccanismi di difesa che hanno lo scopo di salvaguardare l’omeostasi interna dai fattori esterni che possono in qualche modo squilibrarla.

Si pensi ad esempio al trauma: se non ci fossero dei meccanismi di difesa in grado di far fronte alla potenza dell’evento traumatico, probabilmente non saremmo mai in grado di andare avanti e superarlo.

Come potremmo definire, in modo semplice, i meccanismi di difesa?

Innanzitutto è doveroso riconoscere la loro postulazione alla teoria psicoanalitica di Freud la quale è stata arricchita, per questo specifico argomento, dalla figlia Anna Freud nel suo testo ‘’L’Io e i meccanismi di difesa’’.

I meccanismi di difesa sono dei sistemi inconsci che tutti i soggetti hanno e che vengono utilizzati per garantire alla propria salute mentale una duratura gestione emozionale delle tensioni interne.

Alcuni di questi emergono sin dalla tenera età maturando nel corso degli anni mentre altri subentrano in un momento successivo in linea con le tappe dello sviluppo del soggetto.

Se un meccanismo di difesa rimane però in uno stato di congelamento evolutivo possono nascere problematiche più o meno serie che necessitano di un intervento psicoterapico, soprattutto psicoanalitico nella misura in cui ha un bagaglio teorico ben consolidato tale per cui il successo dell’intervento ha maggiori probabilità di riuscita.

Andiamo ora a vedere quali sono le tipologie di meccanismi di difesa.

Esempi e tipologie comuni

Elencare tutti i meccanismi di difesa richiederebbe un lavoro lungo.

Ci limiteremo ad illustrare, anche con esempi concreti, i più conosciuti e quelli che più intervengono nella quotidianità di ognuno di noi senza che ce ne si renda conto. In primo luogo possiamo fare una distinzione strutturale dei meccanismi di difesa: primari (o immaturi) e secondari (o maturi).

Tra i primari, che sono quelli che si sviluppano nella prima finanzia e che per Freud emergono quando non si instaura chiarezza nel confine tra l’Io e il mondo esterno, riconosciamo:

  • Scissione: tramite questo meccanismo di difesa il soggetto separa le qualità contraddittorie di un oggetto (buone o cattivo) dalla propria realtà psichica in quanto non integrabili totalmente;

  • Dissociazione: in questo caso invece i diversi aspetti della realtà mentale, o di un evento traumatico, vengono frammentati e relegati in diversi aspetti dell’attività cosciente;

  • Proiezione: meccanismo attraverso cui si proietta nell’altro, sentimenti e affetti propri che risultano alla coscienza inaccettabili.

  • Introiezione: processo mediante il quale le qualità ‘’buone’’ dell’oggetto vengono assimilate e riconosciute come proprie.

Tra i meccanismi secondari, invece, possiamo trovare:

  • Evitamento: meccanismo difensivo che protegge il soggetto attraverso il tenersi distante dall’oggetto o dalla situazione fobica (si pensi all’agorafobia, al disturbo di panico);

  • Idealizzazione: costruzione di caratteristiche (proprie o dell’altro) irrealisticamente onnipotenti che non corrispondono alla realtà oggettiva ai fini di proteggere il proprio bisogno narcisistico. Chiaramente un intervento massiccio di questo meccanismo sfocia in patologie narcisistiche ben conosciute oggi;

  • Rimozione: allontanamento dalla coscienza di affetti, ricordi e moti pulsionali che sono talmente eccitanti (nel senso che eccitano il sistema psichico del soggetto) da essere ingestibili. Questo meccanismo difensivo non rientra nel campo della consapevolezza del soggetto;

  • Sublimazione: consiste nella soddisfazione delle proprie pulsioni mediante il cambiamento dello scopo o dell’oggetto in una direzione più accettata culturalmente (ad esempio scrivere romanzi rosa per sublimare le proprie pulsioni sessuali).

Impatto sulla salute mentale

Secondo una concezione classica della struttura dei meccanismi di difesa che, ripetiamo, possediamo tutti, una marcata cronicizzazione o il mancato sviluppo di uno di questi potrebbe far sviluppare al soggetto determinate problematiche.

Per tale motivo è importante la comprensione dei meccanismi di difesa ed il loro studio.

Facciamo un esempio: un soggetto che non ha maturato il meccanismo della ‘’proiezione’’ o che è rimasto cristallizzato al suo utilizzo grezzo, può sviluppare una struttura di personalità psicotica di tipo paranoide.

Infatti il soggetto paranoico vede nell’altro una minaccia costante, si sente perseguitato, spiato, osservato e giudicato.

Salute mentale e difese psicologiche vanno quindi di pari passo ed entrambe si condizionano vicendevolmente.

Affinché il soggetto possa sperimentare una condizione di equilibrio psichico è necessario che si intervenga su questi meccanismi in modo da sciogliere le tensioni di quelli più ostici e rivivificare quelli più genuini.

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Come si affrontano in psicoanalisi

La terapia psicoanalitica è particolarmente indicata per il lavoro sull’inconscio e, di conseguenza, agisce anche sui meccanismi di difesa.

Pur non rendendosene conto – inconsciamente per l’appunto – il paziente durante le sue sedute mette in atto costantemente tutti quei meccanismi che ripete anche al di fuori della terapia stessa.

Questo è il concetto di transfert.

Il terapeuta, essendo in grado di cogliere il presentarsi di una ripetizione o comunque di fenomeni che sfuggono al dominio della parola mettendosi costantemente in atto, può spezzare il circolo vizioso portando alla coscienza del soggetto ciò che sta accadendo in quel preciso momento, dandogli un senso, sradicando dalla zona d’ombra il costante ritorno dell’uguale affinché se ne possa parlare.

Quando la parola prende il posto dell’atto si verifica un disinnesco della ripetizione che a quel punto non è più totalmente inconscia ma inizia ad incorporarsi con l’attività psichica cosciente dell’individuo.

Dott. Andres Rivera Garcia

Sono il dottor Andres Rivera Garcia, psicologo e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Iscritto all’Albo degli psicologi delle Marche, specializzato in psicoterapia psicoanalitica presso la scuola I.R.P.A. di Ancona sotto la direzione scientifica di Massimo Recalcati.

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